”Mi chiamavano il Pordenone”
“il più raro e celebre nell’invenzione delle storie, nel disegno, nella bravura, nella pratica de’ colori, nel lavoro a fresco, nella velocità, nel rilievo grande et in ogni altra cosa delle nostre arti.”
Giorgio Vasari
Raccontare Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone (Pordenone 1483 – 13 gennaio Ferrara 1539), ricostruire la sua vita e le sue opere tra vicende e committenze di un secolo denso di protagonisti, stili e tecniche. Chi fu il de’ Sacchis ormai non lascia più dubbi. A raccontarcelo le sue opere e diversificate committenze che lo richiamarono da più luoghi della penisola. Difficile non supporre che la concorrenza abbia suscitato non pochi conflitti e rivincite tra quelli del mestiere, e che la vicenda della sopraggiunta morte a Ferrara per causa del Tiziano, arrivasse proprio all’apice di una certa rivalità. Tra aneddoti e curiosità, opere a fresco e oli, l’abile pordenonese seppe apportare e trasferire, lì dove giungeva, quel nuovo modo di fare pittura e raccontare la storia. La pittura di Maniera tosco-romana apriva il suo sipario in ambito veneziano. Il Pordenone, Licinio, Regillo, Antonio Corticelle, Bernardino nomi e soprannomi che hanno generato non poca confusione nell’individuazione dell’abile frescante. Incisioni, fotografie e dipinti che ricuciono la sua identità tracciandone un volto. Nelle sue opere si celano presunti autoritratti e fra rapide pennellate e giochi luministici, si guarda alla sua maniera.
Appuntamento con l’iniziativa “Mi Chiamavano Il Pordenone”
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Foto: San Rocco, 1518-23; affresco, Pordenone, duomo di San Marco